Article. Marone. Esegesi biblica e teologia sacramentaria nella prima fase della controversia donatista.
Esegesi biblica e teologia sacramentaria nella prima fase della controversia donatista
di Paola Marone (29 marzo 2006)
1. Introduzione
In Africa, mentre i donatisti per giustificare la liceità dello scisma si ispiravano direttamente a Cipriano e in molti casi estremizzavano e radicalizzavano le idee di quell’illustre Padre della Chiesa, i cattolici stavano cominciando a guardare con favore alle deliberazioni della Chiesa di Roma. Tuttavia non sembra fuori luogo dire che per vari decenni gli scritti polemici dei dissidenti sono rimasti senza un’adeguata risposta, proprio perché tale risposta inevitabilmente avrebbe portato a rivedere, e forse anche mettere in discussione, l’autorità di Cipriano. Ottato, a quanto risulta dalle testimonianze antiche, per primo si cimentò nella confutazione di un’opera scritta da uno scismatico e in questo suo lavoro si confrontò con svariate tematiche di carattere storico e religioso, facendo sempre largo uso della Scrittura.[1]
Ora se già la specifica questione della cathedra Petri trattata da Ottato in relazione a Mt. 16, 18 è stata percepita in un articolo di Eno come un momento di rottura rispetto alla precedente tradizione africana,[2] in questo contesto si vuole mostrare come più in generale l’esegesi del vescovo di Milevi costituisca il principale veicolo della trasformazione della teologia africana. Visto il frequente ricorso all’autorità della Scrittura che venne fatto nel corso della controversia donatista, anche nell’opera di Ottato si può notare facilmente come la polemica, che pure riguardava propriamente degli aspetti disciplinari, abbia trovato terreno fertile nello specifico contesto dell’esegesi biblica e proprio in tal modo sia riuscita a determinare un sostanziale cambiamento di alcuni di quegli schemi ecclesiologici e sacramentali che ormai, almeno nella Proconsolare, si potevano dire consolidati.
Quando parliamo dell’opera di Ottato ci riferiamo al trattato, generalmente noto come Adversus donatistas, scritto nella prima fase della controversia donatista per confutare il perduto Adversus ecclesiam traditorum dello scismatico Parmeniano.[3]
Numerosi sono stati nel Novecento gli studiosi dell’Adversus donatistas, ma né quelli che si sono occupati direttamente dell’interpretazione della Scrittura,[4] né quelli che hanno avuto a che fare con l’ecclesiologia e la sacramentaria,[5] sono di solito entrati nel merito dell’utilizzo di specifici passi biblici. Certamente i lavori finora pubblicati lasciano ancora molto da esplorare su quanto attiene contemporaneamente all’esegesi e alla teologia. Dunque con lo scopo di mettere a fuoco le principali trasformazioni che si possono essere verificate nella teologia africana del IV secolo, rispetto alla tradizione precedente, egregiamente rappresentata da un autore come Cipriano, prima inquadreremo l’Adversus donatistas nella fase iniziale della controversia donatista e poi osserveremo in che modo Ottato si sia avvalso quasi esclusivamente dell’autorità della Scrittura, per rifiutare quei capisaldi della prassi battesimale africana che con tanto vigore Parmeniano continuava a sostenere.
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